Chiedi alla polvere | John Fante | Einaudi
Questa è la prima di tre recensioni in cui parlerò di libri che hanno per protagonista uno scrittore. Ne seguirà una su Gli inquilini di Bernard Malamud e infine una terza su Le correzioni di Jonathan Franzen.
«Chiedi alla polvere» di John Fante è un romanzo rimasto pressoché nell’oblio fino al 1980, quando Bukowski e Robert Towne lo riportarono alla ribalta.
Tutto accade in una tensione rapida, in un reticolo di emozioni e pensieri che travolgono il lettore e lo gettano nella mischia.
La scrittura è come una scalfittura sulle pareti dell’intimità, pronta a sconfessare se stessa per il solo gusto di farlo; ha il tono dell’umiltà anche quando è esuberante, quando sceglie di dare rilievo agli invisibili, ai loro drammi, amandoli violentemente, senza rigurgiti moralistici o vanità intellettuali.
Che cos’è dunque «Chiedi alla polvere»?
- È la storia tragicomica di un aspirante scrittore (Arturo Bandini), che vive in modo scriteriato, narciso, in cerca di idee, a Los Angeles.
- È una relazione di reciproco sadismo tra lo scrittore e una giovane cameriera messicana (Camilla Lopez).
- È la paura del femminino nella cattolicissima colpa del desiderio, che adultera il rapporto tra sessualità ed emotività.
- È il rapporto sentimentale con un Dio da monte dei pegni, lascito della madre.
- È l’amore per tutti gli esseri senzienti (anche per Pedro il topo).
- È il rapporto tra godimento del creato e la fatica del creare.
- È il dialogo interiore di Arturo Bandini che parla di sé in terza persona, personaggio della sua vita, indocile e teneramente illuso.
- Sono le esperienze e i sogni ad occhi aperti, che si contaminano e immancabilmente divergono.
- È la compagnia e il confronto impietoso con le tracce biografiche dei grandi autori come Joyce o Faulkner.
- Sono le lettere all’editore Hackmuth (quello che nella vita reale fu H. L. Menken) e l’implicito riferimento al limbo del dipendere dal giudizio altrui.
- Sono le arance, l’unico sostentamento che gli riempie lo stomaco svuotandogli il cuore, e la scrittura che si fa ossessione e prigione.
- È la sabbia del deserto del Mojave.
- È la testimonianza della polvere, la polvere del retaggio, la polvere del viaggio, quello dei vecchi pensionati trasferitisi a Los Angeles per morirci, perché «pulvis es et in pulverem reverteris».
Valutazione
TRAMA
PERSONAGGI
DALOGHI
TEMA MORALE
LINGUA E STILE
FACILITÀ DI LETTURA
COINVOLGIMENTO
«A quelli che sono rimasti a casa potrete sempre mentire, tanto non amano la verità, non vogliono conoscerla, preferiscono credere che, prima o poi, anch’essi vi raggiungeranno in paradiso».
Nell’introduzione Baricco decostruisce su tre piani il racconto di Fante, l’unità del personaggio si muove su tre linee, secondo lui: l’uomo cattolico, l’innamorato, e lo scrittore e le
tre storie hanno esiti diversi. Non c’è modo più rapido di questo, per uscire dal senso del testo, ma lasciarsi sedurre dalle interpretazioni fa parte del piacere della letteratura.